Per un musicista dev'essere una piacevole sensazione adagiarsi sopra una moltitudine di strumenti, quale un ensemble con tanto di viole, violini e violoncelli. Non sorprende quindi che ogni leader che si rispetti prima o poi si lanci nell'avventura del disco con gli archi; impresa rischiosa e complessa, come conferma anche questo tentativo di Joshua Redman, che pure si fa coadiuvare da Brad Mehldau al piano, Larry Grenadier al contrabbasso e Brian Blade alla batteria. Repertorio fin troppo variegato, da Duke Ellington ai Beatles, da Bach a Wayne Shorter, all'evidente ricerca di un pubblico più ampio possibile. Risultato ineccepibile, con la sensazione che spesso si aspiri un po' troppo languidamente al sottofondo. Anche se nella chiusura di “Stardust” il sax di Redman è davvero da antologia. (Danilo Di Termini)