È il primo italiano ad incidere per l’etichetta di John Zorn e solo questo sarebbe sufficiente a meritargli la dovuta attenzione. Ma il sassofonista e clarinettista Gabriele Coen – di cui il precedente gruppo Atlante Sonoro compone per quattro quinti questo Jewish Experience (Pietro Lussu al pianoforte, Marco Loddo al contrabbasso, Luca Caponi alla batteria con l’aggiunta di Lutte Berg alla chitarra) – è anche un ottimo musicista e compositore, in bilico tra tradizione, avanguardia e suoni del mondo.Ovviamente la “Radical Jewish Culture” è ben presente (l’iniziale “Awakening”, la dolente “Once”, due brani tradizionali), ma non esaurisce l’ampiezza della proposta: c’è il latin-jazz di “No Hay Boda Sin Pandero”, l’orientaleggiante “Merry-Go-Round”, il romanticismo di “Levanah“: ottimo disco. (Danilo Di Termini)