Se da un lato assistiamo all’inizio della pubblicazione degli immensi archivi di Neil Young, dall’altro sembra strano che questo disco non sia mai stato pubblicato su Cd. All’epoca le vendite furono assai scarse, tuttavia basta digitarne il titolo su di un motore di ricerca e appare subito una petizione, firmata da migliaia di appassionati, che ne chiede a gran voce la ripubblicazione; per chi volesse contribuire: www.thrasherswheat.org. L’insistenza del canadese per la pubblicazione di questo album (un disco di brani inediti e per di più dal vivo) andava in senso contrario alle aspettative della casa discografica, che avrebbe preferito un progetto più adatto a confermare il grande successo di “Harvest”, il suo disco più famoso. Di quest’ultimo ‘Time fades away’ è una perfetta antitesi; se là c’erano fior di sessionmen, un’orchestra e una produzione accurata, qui si trova il più classico sottotraccia younghiano: arrangiamenti semplici e brani più ordinari, tra i quali, però, non mancano vere gemme da riportare alla luce.
Sono almeno quattro (su otto) i brani da segnalare , su tutti la splendida, dolente ‘Don’t be denied’ , assieme a ‘Love in mind’ e ‘Journey through the past’, che si ascoltano anche nel recente (si fa per dire) ‘Massey Hall 1971’; un pizzico inferiore ma buona anche la misconosciuta title-track. La bellissima foto di copertina, molto efficace nel rappresentare il coinvolgimento del pubblico, è stata citata, se non vado errato, in un fotogramma di ‘Quasi famosi’ del regista Cameron Crowe. (Fausto Meirana)