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L'altro giorno mi sono fermato alla mia edicola, mia nel senso che mi piace averne una alla quale ordinare le riviste, scambiare quattro chiacchiere sul tempo e sulla finale di Champions, cose così, che aiutano a iniziare la giornata. La vetrina laterale ha la sua ordinata sezione musicale: oramai le riviste non sono più molte. Alcune però sono del tutto inedite, almeno per me: "Classic rock" per esempio, "la prima rivista in realtà aumentata" qualunque cosa voglia dire, ha in copertina una foto di David Bowie (scopro in seguito essere un'edizione italiana di un magazine britannico fondato nel 1998 e incentrato prevalentemente sulle band periodo 1960-1990). Michael-J.Fox "Rolling Stones" propone in bella mostra una foto dei Deep Purple con tanto di reportage: "in tour con loro a Singapore". "RaroPop", la rivista del collezionismo, ha i Rolling Stones. Rockerilla come cover story in occasione di un nuovo album dopo quattro anni ha scelto i "Depeche Mode". "Blow Up" (che per inciso compro, perché adoro leggere ogni cosa scritta da Marco Sideri) ha i Primal Scream, anche qui per l'ultimo "More light" (recensione su questo sito di Marco Sideri). Infine "XL", che sopra una foto di Jovanotti scrive a caratteri cubitali "Underground Superstar!" (ma non so se si riferisca al Cherubini da Cortona o ad altro argomento). Anche senza voler considerare David Bowie (primo singolo 1964) e Rolling Stones ("Come on" di Chuck Berry data 1963), abbiamo Deep Purple ("Hush", 1968), Depeche Mode ("Just Can't Get Enough" è del 1981), Primal Scream ("Sonic Flower Groove" 1987) e Jovanotti che ha appena celebrato con "Backup" i suoi venticinque anni di carriera (con "Walking", "Gimme Five" è di un anno dopo). Non dico un autore che abbia debuttato nel terzo millennio, ma nemmeno uno che abbia iniziato negli anni '90. Delle due l'una: o tutti quelli che scrivono sulle riviste musicali hanno ormai un'età per cui non si accorgono della musica 'contemporanea' (il corollario è che i giovani non scrivono sulle riviste, ma forse sul web o più probabilmente su Twitter o Facebook), oppure non esiste niente di interessante nato negli ultimi vent'anni o poco più. Tertium non datur diceva Aristotele. Non vi resta che scegliere quale sia il vostro "Ritorno al futuro" (Non vi preoccupate, il primo episodio è del 1985). Buon ascolto.

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