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È stata la settimana degli inni: il PD ha scelto con la tipica fantasia della sinistra italiana “Inno” di Gianna Nannini, ovviamente una canzone nata per tutt'altro scopo e con tutt'altre intenzioni; forse le analogie col partito sono più di quelle che pensiamo e comunque in passato era andata anche peggio (Vedi Disco Mix n° 71 http://www.discoclub65.it/disco-mix/archivio-mainmenu-45/3932-disco-mix-71.html). Il Movimento 5 Stelle ha optato per “L'urlo della Rete - Uno che vale Uno", ovviamente deciso dal padre-padrone Beppe, un insopportabile profluvio di retorica in salsa zum-pa-pa, scritto da Leonardo Metalli e Raffaello Di Pietro.mix161 Il PDL ha postato un video su Twitter dall'account @berlusconi2013, gestito dai volontari digitali del Popolo della Libertà, la cui canzone, dal titolo “La forza dell'Italia migliore”, è all'insegna della continuità con le precedenti scelte; e il commento ci sembra sufficiente. Per chi proprio non ha niente di meglio da fare un confronto è possibile sul sito repubblica.it, ma noi lo sconsigliamo vivamente. Tutto questo mentre domani il presidente Obama presterà giuramento per il suo secondo mandato, attorniato da Katy Perry, Stevie Wonder, Alicia Keys, Usher, Brad Paisley; Beyoncé canterà l'inno nazionale e James Taylor “America the beautiful”. Non voglio nemmeno provare ad affermare che a una maggiore competenza o gusto musicale corrisponda inevitabilmente una statura politica differente; di certo una qualche gratificazione in più ad essere americani almeno sul piano musicale la si prova ancora. Così non resta che ringraziare Monti (Marx mi perdoni) e Ingroia per non aver provveduto a dotarsi, almeno per ora, di canzone d'ordinanza. Una domanda sorge spontanea: a cosa serve oggi un inno di partito, che peraltro come il nome, si cambia ad ogni elezione?

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