Nell’era del tramonto del disco, inteso come album, l’unica salvezza per il vecchio formato (©) è un’unità d’intenti e ispirazione granitica. Insomma, nostalgici a parte, il senso di un disco-intero, nel 2016, sta nell’essere eccezionale: lavoro unico e non fila di canzoni, per quanto belle. Hopelessness lo è. Cambia il volto e le carte in tavola per uno dei progetti più rilevanti della musica di ieri (Antony e i suoi Johnsons) trasformandolo in Anohni, eterea e arrabbiatissima cantante elettronica. Il disco è uno sfogo contro lo stato delle cose (il clima, la guerra, Obama) scolpito su battiti elettronici, e rivoltato dalla voce di Anohni, che non perde per strada un millesimo del suo dramma e della sua forza. Potrà dispiacere (a pochi) la svolta di Anohni già Antony? Poco importa. Questo è un disco con un capo e una coda, un album con cui fare i conti. (Marco Sideri)