In questo scorcio di terzo millennio Chicago e Londra sono sicuramente tra le città più vivaci jazzisticamente parlando. La prima con la International Anthem, l’etichetta di Makaya McCraven, Irresistible Intaglements, Jeff Parker, Jaimie Brunch; la seconda con una scena che presenta una serie di talenti sicuramente degni di attenzione. Molti di loro - Shabaka Hutchings, Moses Boyd, Kokoroko - erano presenti in We Out Here, una compilation del 2018 per l’etichetta di Gilles Peterson, vero nume tutelare del movimento londinese. In quel disco, in moltissimi brani, era presente una giovane sassofonista, figlia di immigrati - sua madre è originaria della Guyana, suo padre di Trinidad - cresciuta nel quartiere di Camden a Londra, Nubya Garcia. In questi due anni ha prodotto alcuni EP a suo nome, ha suonato con i Maisha, con Makaya McCraven e con Moses Sumney (al flauto in due brani di græ) ed è arrivata al secondo posto nel referendum 2020 di Down Beat nella categoria sassofonisti emergenti. Adesso esceil suo primo album per una major, alla guida di un gruppo con Daniel Casimir al contrabbasso, Sam Jones alla batteria e Joe Armon-Jones al pianoforte e al piano elettrico. Le sue pur evidenti influenze (Pharoah Sanders e Coltrane inevitabilmente, in Pace e The Message Continues o Sonny Rollins in La cumbia me está llamando) non le impediscono di arrivare a una sintesi personale.
Anche qualche caduta (i dodici minuti di Source, stiracchiato reggae salvato dall’assolo di piano elettrico) è subito dimenticata: Together Is A Beatiful Place To Be, magnifica ballad, Before Us: In Demerara & Caura, dove lascia spazio al flicorno di Ms Maurice (alias di Sheila Maurice-Grey, leader dei Kokoroko, presente anche nella sognante Together Is A Beautiful Place To Be) o lo splendido il finale di Boundless Beings, con il testo e il featuring vocale di Akenya Seymour da (guarda caso) Chicago stanno lì a dimostrare che ci troviamo di fronte a una sicura protagonsita degli anni a venire. (Danilo Di Termini)