Che un belga con un nome da film della Pantera Rosa (Bram Vamparys) incida uno dei più bei dischi degli ultimi tempi dimostra soprattutto una cosa: esiste ormai un circuito autoriale che utilizza l’inglese come lingua franca, ma non fa riferimento all’Inghilterra o agli Stati Uniti, quanto piuttosto a una sorta di internazionale delle anime sensibili e melodiche. Con l’impegnativo moniker di Bony King Of Nowhere (sottotitolo di There There dei Radiohead), Vamparys propone qui il suo secondo album e una serie di canzoni che all’inizio fanno pensare a Beirut, salvo poi prendere una piega più drammatica, non lontana, guarda caso, da una versione acustica dei Radiohead. A prescindere dai referenti, a impressionare è comunque la bellezza melodica di pezzi che partono fragili per diventare, passo dopo passo, emozionanti e pervasivi. (Antonio Vivaldi)