Ogni tanto non è male lasciarsi andare e abbandonarsi piacevolmente a una fresca, semplice e vera musica pop. Senza aspettarsi chissà che cosa o senza pretendere l’innovazione clamorosa che rivoluzionerà il suono nei prossimi dieci anni. Fortress è il manifesto di questo tipo di approccio, semplice, senza troppi fronzoli, a volte forse un po’ troppo referenziale nei confronti di quel neo psycho-indie che tanto ha spopolato negli ultimi anni (Grizzly Bear, Beach House). Il gioco regge, rinfranca e riesce appieno, supportato da un intrico di coretti suadenti (Drak Tower), ballate sintetiche ed effettate (Gold Skull) e ritmi vicinissimi ai concittadini Vampire Weekend (Bullfighter Jacket). E’ vero, Fortress non è un capolavoro indiscutibile, ma bisogna dare atto al quartetto di New York di saper comporre canzoni con criterio ed efficacia, cosa a prima vista semplice, ma non nulla scontata. (Giovanni Besio)