Ida Lupino è stata un’attrice e regista inglese, l’unica donna che riuscì a lavorare negli anni ’50 ad Hollywood con la sua casa di produzione indipendente, la prima a dirigere un noir (il bellissimo “La belva dell'autostrada”). Ma per Carla Bley era soprattutto una sognatrice e quando nel 1964 le dedica una sua composizione, è proprio quello l’aspetto che decide di mostrare, un brano onirico, che sarà inciso per la prima volta da Paul Bley; e che oggi Giovanni Guidi ha scelto per intitolare il suo terzo disco per ECM insieme a Gianluca Petrella al trombone (già molte collaborazioni, tra cui l’entusiasmante Cosmic band), Louis Sclavis ai clarinetti e Gerald Cleaver alla batteria. Iniziamo la recensione da questo standard perché insieme con quello cui è legato quasi senza soluzione di continuità (una geniale rilettura di “Per i morti di Reggio Emilia” di Fausto Amodei) sembrano rappresentare il cuore del disco, oltre ad esserne gli unici temi non improvvisati. I restanti dodici sono, infatti, strutture libere (“Things We Never Planned”, cose che non abbiamo pianificato), più o meno astratte, ma non per questo enigmatiche, anche nei momenti più inequivocabilmente free (“No More Calypso”).
Peraltro l’autentico lirismo di tutti e quattro i musicisti ha modo di emergere in brani come nell’iniziale “What We Talk About When We Talk About Love” o nella conclusiva “The Gam Scorpions “. Non c’è molto altro da dire, uno dei dischi dell’anno. (Danilo Di Termini)