Per ripercorrere la straordinaria vita e l’altrettanto eccezionale carriera di Barney Wilen occorrerebbero molte pagine: vi troveremmo nomi come Miles Davis (è lui al sax nella celeberrima colonna sonora di “Ascensore per il Patibolo”), Art Blakey, Thelonious Monk, Bud Powell; dopo il ‘bop’ ecco il ’periodo free’, contrassegnato da due dischi che sfuggono anche alle maglie larghe di quella definizione, “Dear Prof. Leary” e “Auto Jazz: Tragic Destiny of Lorenzo Bandini”. L’Africa occuperebbe lo spazio dei due anni trascorsi a percorrerla, da Tangeri a Zanzibar, suonando con musicisti locali, con la registrazione di un disco straordinariamente contemporaneo come “Moshi”. Ci sarebbe anche la parola fumetto grazie a “La Note Blue”, una graphic novel firmata da Loustal, che nel 1987 gli ispira un disco dallo stesso titolo. Infine per gli ultimi anni bisognerebbe fare il ricorso al termine ‘classico’: Wilen tornato alla piena attività, riprende le sonorità be-bop degli inizi, ma riviste attraverso la maturità del suono del suo tenore di cui si apprezza la filiazione diretta da Lester Young (con più di un punto in comune con Stan Getz).
A quest’ultimo periodo appartiene questo inedito registrato a Tokyo, Japan l’11 febbraio 1991 insieme a Gilles Naturel al contrabbasso, Olivier Hutman al piano (anche elettrico) e Peter Gritz alla batteria. Nei dodici brani (attenzione: l’edizione in vinile è ridotta a quattro soli titoli) ci sono standard (“Beautiful Love”, “How Deep Is The Ocean?”), chanson (L’âme des poètes” e “Que Reste-T-Il De Nos Amours? di Charles Trenet), “No problem” di Duke Jordan inciso all’epoca con i Jazz Messengers nella colonna sonora delle “Liaisons Dangereuses”, “Besame Mucho” forse il suo più celebre cavallo di battaglia e “Doxy” di Sonny Rollins, l’altra sua evidente influenza musicale. Per concludere: un ottimo modo per cominciare ad addentrarsi nel variegato ed entusiasmante universo Wilen. (Danilo Di Termini)