Il vezzeggiativo è infido, per natura. Può essere segno di affetto e simpatia (tesoruccio) o sinonimo di condiscendenza e levità (tesoruccio…). Beirut (il progetto oramai pluriennale di Zach Condon) è, musicalmente, da vezzeggiativo (in entrambi i sensi). Le sue, più che canzoni, sono marcette; i rimandi (a vari folk, a tradizioni vicine e lontane) sono accenni che sfiorano la superfice dei brani, al centro resta la voce di Zach e quel senso di piccola malinconia che permea dal principio i dischi di Beirut. Qui, senza sfornare capolavori, Zach riconquista il passo stupito e orchestrale degli esordi dopo anni di dischi diciamo medi. Aggiungete una spezia nostrana (il tiolo e una certa aria mediterranea dell’album vengono da un prolungato soggiorno in Italia) e il fascino dell’organo (che sta al centro del suono di Gallipoli) e il gioco è fatto. (Marco Sideri)