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Inviato da Marco Maiocco 11 Dicembre, 2012
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Complimenti a Marco Maiocco per la bella recensione, da grande ammiratore del cantautore (rima non voluta) vorrei stendere due parole, anche io, su questo disco, una sintetica analisi.
Nelle otto canzoni di “L’ultima Thule” troviamo i classici temi gucciniani la morte, la politica, le donne ed i ricordi che si mescola al presente. Ricordi lontani (Canzone di notte N° 4, Quel giorno d’Aprile), quando bambino, viveva a Pavana nel mulino dei nonni, che per l’occasione si è trasformato in studio di registrazione.
L’album si apre con “Canzone di notte N° 4”, un tuffo nelle lontane notti passate sull'Appennino Tosco-Emiliano.
Segue “L’ultima volta” canzone molto bella, che ruota attorno ad una riflessione apparentemente semplice ma non così scontata o banale come può apparire cioè quando compiamo, vediamo, ascoltiamo un’azione non pensiamo che potrebbe essere l’ultima volta che lo facciamo.
Qui è interessante la scelta in cui vengono posizionate le successive canzoni; “Su in collina” , “Quel giorno d’Aprile” , “Il testamento di un pagliaccio”. In queste tre canzoni vengono trattatati argomento che tracciano, a grandi linee, la storia Italiana dalla seconda guerra mondiale ad oggi, la lotta partigiana, la Liberazione e l’attuale situazione socio politica.
Si prosegue con “Notti”, brano trascurabile e “Gli artisti” una riflessione su cosa è o meglio su cosa dovrebbe essere un “ARTISTA”.
Si chiude con “l’ultima Thule”, sicuramente il brano più bello e più coinvolgente, Guccini veste i panni di un corsaro (parola usata al plurale nella prima canzone “Notti senza traguardi e cellulari/ E immortali avevamo forza e fiato/ Come CORSARI”) che dopo una vita avventurosa si ritrova solo e stanco ad affrontare l’ultima sfida, il viaggio verso la terra estrema “l’ultima Thule”. Brano metafora della sua vita ed epitaffio del Guccini cantautore.
Sicuramente uno tra i migliori album dell’ultimo periodo, alcuni passaggi rimandano a vecchie canzoni e qua e la si “respirano” atmosfere già sentite in “Parnasius Guccini”, comunque un lavoro di rilievo, soprattutto se si guarda l’attuale panorama musicale italiano … e non solo!
Andrea V.
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