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Quasi sola in studio, solo rare percussioni e qualche piano vicino alla chitarra, Polly è lontana anni luce dal quasi scintillio amoroso dell’ultimo “Stories From The City Stories From The Sea” (2000). P.J. Harvey pare oggi immersa in un suono cupo, lambito da pieghe di desolazione e di ipnotica frammentazione. Episodi migliori dell’album: “The Letter”, “The Slow Drug”, “Pocket Knife” e l’hendrixiana “Who The Fuck”; unico neo l’autocompiaciuta stonatura vocale in alcuni passaggi. Tosta la signorina, continui così. (Flavia Ferretti)