Il ritorno discografico di Elvis Perkins, cantautore americano che aveva stupito con il debutto Ash Wednesday (2006) e l’ottimo seguito Elvis Perkins In Dearland (2009), offre diversi spunti di discussione. Dopo quei due dischi Perkins è sparito per sei lunghi anni, per tornare con un disco oscuro, I Aubade (2015), incerto, mal distribuito e snobbato dalla stampa di settore. Da allora solo un altrettanto misteriosa soundtrack: The Blackcoat’s Daughter, che risale comunque al 2017. Di fronte a Creation Myths si può rimanere perplessi, moderatamente sorpresi, ma difficilmente entusiasti. Perkins rispolvera brani scritti molto tempo fa, lasciati a maturare in qualche cassetto. Tra accenni psichedelici e arrangiamenti che ricordano il Beck di Sea Change/Morning Phase il figlio di Anthony Perkins sembra non aver trovato ancora continuità nella sua ispirazione. Detto questo, il disco fila piuttosto liscio e gradevole come nella Lennoniana Know You Know o nel country rock fin troppo mainstream di Mrs & Mr. E. (Fausto Meirana)