Anche in questo caso, come per i Radiohead, non aspettatevi sorrisi; semmai, in “Happy Songs For Happy People” si può apprezzare il tentativo di Stuart Braithwaite e compari di mostrare senza tanti sotterfugi la loro vera anima rock, anzi, come hanno dichiarato loro stessi, la “loro vera anima”. Risultato: qualche momento cantato e un apprezzamento generico da parte della critica (la rivista inglese Mojo su tutti) che un po’ c’insospettisce, più che altro perché l’album è drammaticamente simile agli altri marchiati Mogwai.
Si sposta qualche personaggio, si sistemano meglio le luci e si vestono panni un po’ diversi, rispetto al passato, ma il palcoscenico su cui si agisce rimane lo stesso. L’eterno ritorno delle medesime idee produce quindi arte: un assunto stimolante ed anti-occidentale, mai così vero per le ultime leve della musica pop. (John Vignola)