Da quando è stato eletto Trump, praticamente ogni disco americano (a prescindere dal genere) è stato disco “di protesta”. Tutti, dai rapper ai giocatori di football al cast dei musical di Broadway ai pallidi indie rocker di Brooklyn, hanno coralmente disconosciuto il presidente con canzoni, versi e gesti. Qui, Marc Ribot fa un passo in più, mettendo in fila una sorta di bignami della canzone di protesta che cita Trump per nome (ovviamente) ma scava indietro nel tempo, e nella protesta, fino al 1942 con pretesa enciclopedica o poco meno. Ribot (chitarrista e collaboratore seriale) arruola un cast di voci di prim’ordine per riletture grossomodo folk (con punte jazzate occasionali) di classici e meno classici del repertorio di lotta; da ascoltare (perché insieme coinvolgente e assurda) la versione di Bella ciao, affidata a Mr. Tom Waits (Goodbye Beautiful, ovviamente). (Marco Sideri)