La disponibilità immediata di moltissima musica, insieme alla scomparsa delle ideologie, ha naturalmente abbattuto steccati prima invalicabili. Oggi c’è chi ascolta l’avanguardia più spinta e a stretto giro il pop più frizzante. Ieri c’erano più tribù. Non ci interessa qui stabilire se sia cosa buona (e giusta) o cattiva; certi gruppi di confine come Oneida suggeriscono considerazioni simili. Sono di confine tra rock (la strumentazione, il tiro) e non-rock (le canzoni in forma libera e informe); sono di confine tra quasi elettronica (il ritmo, le pause, le ripartenze) e quasi sfuriata (le esplosioni, la distorsione); sono di confine tra esperimento (ripetizione, dissonanza) e ortodossia (a se stessi). Insomma, gli Oneida erano perfetti prima della fine delle ideologie; restano ancora bravi; e questo disco è un ritorno di forma con i fiocchi. (Marco Sideri)