Lou Reed è un distinto signore sessantenne che conserva l’indomita fierezza di un tempo. Certo, né lui né il resto del mondo sono fermi agli anni settanta. Allora, specie a New York, il rock era qualcosa d’inquieto e visionario e nei circuiti artistici imperversava la genialità irridente di Andy Warhol, lume tutelare del giovane Lou Reed. In “Animal Serenade” non c’è l’energia del rock’n roll.
Al Wiltem di Los Angeles, Lou Reed mette in atto una sofisticata operazione di metamorfosi: niente sezione ritmica, niente scosse sonore. “Venus In Furs”, “Sunday Morning”o “Heroin” sono stravolte dal violoncello e ridotte ad un’essenzialità che scava nel profondo. Poca istintualità e molti filtri letterari e intellettuali. Questo, piaccia o no, è il Lou Reed di oggi. Prendiamone atto. (Ida Tiberio)