Che suono avrà l’apocalisse? Difficile dirlo (e quando lo scopriremo sarà tardi per discuterne); tuttavia la musica di David E Edwards, fin dai 16 Horsepower, ha portato dentro segni di dannazione e redenzione (eterne). Sarà la furia confessionale dei testi; sarà il nonno predicatore; saranno la voce profonda e i fantasmi della Vecchia Musica Americana. Arrivato al disco numero 10 del progetto Wovenhand, David prosegue l’esplorazione elettrica e new wave inaugurata con Ten Stones (2008) e The Laughing Stalk (2012). E così al posto di polverosi sermoni pare di ascoltare rugginosi blues; al posto di litanie visionarie, ci sono terrene ballate folk; sfumature, in fondo, che la personalità di DEE emerge solita e intatta; d’atro canto sostanziali diversità, soprattutto se misurate con il punto di partenza (l’esordio Woven Hand del 2002). Una (inquieta) sicurezza. (Marco Sideri)