Untethered Moon non è un ritorno fragoroso, nonostante i Built To Spill siano stati fermi per oltre 6 anni (da There Is No Enemy del 2009). È un ritorno solido; un ritorno coerente; un ritorno prevedibile (nella sostanza). Un ritorno, insomma, in cui i BtS di Doug Martsch fanno la loro cosa che consiste in: rock indipendente, elettrico, melodioso, espanso, come una versione anni ’90 di Neil Young. Ci sono parentesi elettriche, ballate melodiche, la voce acuta di DM che si aggira per gli accordo, assoli sinuosi e ritornelli pop. Non manca quasi niente eppure UM suona saputo, è quasi un riassunto dei Built To Spill passati (non tutti, diciamo da metà carriera in poi) cui manca l’effetto sorpresa e l’ispirazione killer; il primo pezzo si intitola perfino “All Our Songs” e, guarda un po’, suona come tutte le canzoni dei Built To Spill arrotolate insieme. Per fan e neofiti che vogliono entrare. (Marco Sideri)