Esiste, tra le maschere che popolano la nostra vita (o i film che guardiamo), un tipo che potremmo chiamare, grossomodo: lo “zio figo”; o, per avvicinarci al punto, la “zia cool”. Quella che ascolta i dischi giusti, legge i libri giusti, mentre i coetanei sono sommersi da conformismo e pannolini. Bene, trasferite questa maschera in musica, e voilà: le Sleater-Kinney. Le S-K furono indie-rocker femminili e consapevoli negli anni 90. Poi si dedicarono a progetti individuali (musicali perlopiù con l’eccezione di C Brownstein, anche titolare di una premiata serie TV) e dissero: ci sciogliamo. Con “No Cities To Love” ritornano sulle scene (10 anni dopo). Ritornare in sé non è un gran merito (oggi tornano veramente tutti, vedi l'ultimo Pixies per restare sul genere); farlo con un disco compatto, affilato, melodico, istantaneo e piacevolmente obliquo come questo, sì. È un merito eccome. (Marco Sideri)