‘My Favourite Faded Fantasy’, il ‘difficile terzo album’ di Damien Rice, si presenta con un ardito falsetto, nel brano omonimo, terminando nel dolce sussurrato di ‘Long Long Way’, che sembra evocare il lungo periodo intercorso tra ‘9’, che usciva nel 2006, e questo attesissimo ritorno. Non è cambiato molto nella musica dell’irlandese, tranne in qualche sapiente tocco del produttore Rick Rubin (un vero e proprio rianimatore di carriere) che costruisce arrangiamenti solidi, ma comunque consoni all’usuale cifra di Rice, con l’orchestra che vibra all’unisono con la voce dolente del cantautore o con accompagnamenti minimali addizionati di piccoli, veramente piccoli, aggiustamenti elettronici.
I testi, come d’abitudine, convergono su di un unico tema, l’amore, con tutte le sue passioni e delusioni, probabilmente sperimentate in prima persona. Otto anni sono lunghi da passare, come dice, più o meno, la canzone, ma se è il prezzo da pagare per una manciata di brani di questo spessore, ne è valsa certo la pena. (Fausto Meirana)