È curioso come, in epoca di recuperi archeologico-musicali sempre più spinti, finiscano per suonare demodé, o nostalgiche, intuizioni relativamente recenti e, all'epoca, grossomodo irriverenti. Così è per l'indie rock americano degli anni 90 di cui i Pavement furono indiscussi capofila. Stephen Malkmus è il Signor Pavement (uno dei Signori Pavement, forse il più riconoscibile) e, dopo lo scioglimento del gruppo, ha continuato a pubblicare dischi da solo, alternando prove più pop e dirette a lavori più liberi e psichedelici. Qui predilige la prima ipotesi e confeziona un album che riporta direttamente alle sghembe melodie d'inizio carriera; il tutto reso immediato e leggero dal mestiere e dagli anni. Un disco solido, personale (ispirato da un recente trasloco a Berlino) e melodico. Non esattamente rivoluzionario ma non è (più) questo il punto. (Marco Sideri)