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Rock Recensioni BILL CALLAHAN – Dream River
 

BILL CALLAHAN – Dream River BILL CALLAHAN – Dream River Hot

BILL CALLAHAN – Dream River

Dettagli

Titolo
Dream River
Anno
Casa discografica
Durata
40.06

In questo disco la voce torreggiante di Bill Callahan è registrata talmente in primo piano che quando parte il cantato  gli strumenti sembrano sparire, intimoriti; la sequenza dei brani, inoltre sembra proporre un itinerario (forse di un unico giorno) dalla solitudine del bar dell’albergo ritratto in The Sing, che apre l’album, al ritorno a casa in macchina tra la neve di Winter Road, che lo chiude. I quadri che Callahan dipinge nelle sue canzoni, hanno sempre lati oscuri, misteriosi e la narrazione spesso devia, lasciando spazi vuoti. Una eccezione è la chiara metafora dell’amore carnale contenuta in Small Plane. Tuttavia, rispetto ad Apocalypse, Dream River risulta assai leggero all’ascolto, grazie agli efficaci arrangiamenti che, oltre al chitarra di Matt Kinsey,  comprendono  il violino, le percussioni e, come di consueto nelle ultime uscite del signor Smog, il flauto. Certamente tra i dischi dell’anno e tra le migliori prove del cantautore americano. (Fausto Meirana)

 

 

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BILL CALLAHAN – Dream River

opinioni autore

Voto medio dell'autore: 2 user(s)

Giudizio complessivo 
 
83  (2)

 
BILL CALLAHAN – Dream River 2013-09-22 18:36:30 Marco Maiocco
Giudizio complessivo 
 
80
Marco Maiocco Opinione inserita da Marco Maiocco    22 Settembre, 2013
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Per essere un “semplice” texano, nativo di Austin, Bill Callahan si dimostra sempre fin troppo sofisticato, senza per questo volergliene ovviamente. Il suo raggomitolato e intimista alternative country, costituito da una notevole vena compositiva dal carattere postmoderno e profondamente crepuscolare, e privo di un richiamo tangibile, se non in senso metaforico, alla vastità degli spazi dell’ancora frontaliero e insidioso sud ovest americano, potrebbe tranquillamente essere prodotto dall’europea Glitterhouse dell’introspettivo Kris Eckman. In questo “Dream River”, però, l’ex Smog, fino a qualche tempo fa il significativo pseudonimo di Callahan, sembra trovare un maggiore equilibrio, quasi una nuova serenità, soprattutto rispetto al precedente “Apocalypse”, album rappresentativo di una vera e propria disperata e lugubre rassegnazione. E in effetti le avvolgenti otto articolate e sussurate ballate, che compongono quest’ultimo magnetico progetto, dall’andamento quasi jazzy (nel senso buono del termine, privo di frivolezze), newyorkese (potremmo dire), scorrono placide, senza intoppi, intrise di una sorta di indolenza leggiadra, pur risalendo dalle cavernose profondità di qualche canyon scavato nella roccia dalle ostinate e sedimentarie acque del fiume Colorado. In un ambiente rarefatto e al contempo tellurico, dialogano con l’inconfondibile voce di Callahan, baritonale e soffusa, quasi fosse uno sciamanico Nick Drake delle praterie, le coloristiche e sperimentali corde della chitarra elettrica di Matt Kinsey, le percussioni lontanamente caraibiche di Thor Harris, il fiddle di Chojo Jacques e lo straniante flauto di Beth Galiger (ma non solo, come può immaginarsi). Un ottimo viatico per uscire definitivamente dal guscio e inoltrarsi con coraggio negli sconfinati territori dell’ex comancheria. Lunare.

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BILL CALLAHAN – Dream River 2013-09-20 21:53:30 Fausto Meirana
Giudizio complessivo 
 
85
Fausto Meirana Opinione inserita da Fausto Meirana    20 Settembre, 2013
Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 2013
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