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Rock Recensioni RICHARD THOMPSON - Electric
 

RICHARD THOMPSON - Electric RICHARD THOMPSON - Electric Hot

RICHARD THOMPSON - Electric

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Titolo
Electric
Anno
Casa discografica

A oltre un paio d'anni dall'ultimo e acustico "Dream Attic", Richard Thompson torna ad abbracciare con entusiasmo la sua fender stratocaster, rinverdendo così  quell'antica vena elettrica, che gli ha permesso quarantanni e un lustro orsono, con i Fairport Convention, di quasi inventare il folk rock britannico. In effetti, fatti i debiti conti, erano all'incirca sei anni, dal combattivo e scanzonatamente impegnato "Sweet Warrior", che non si aveva più occasione di ascoltarlo alle prese con il suono amplificato. Ecco spiegata la scelta di intitolare "Electric" quest'ultimo album: poca inventiva, è vero, ma autentico trasporto. A sessantaquattro anni suonati, infatti, Thompson dimostra ancora una volta di saper domare con assoluta padronanza e una sorprendente rinnovata energia i "capricci" della sei corde elettrica. Eccezionale, come al solito, la sua abilità tecnica, con intricati e avvincenti arpeggi, voci che si rincorrono, infuocati e convincenti assoli, a costituire un folk rock sempre in perfetto equilibrio tra ancestrali reminescenze folkloriche e sferzanti sussulti rockeggianti, in una sorta di sintesi tra la musica di Rory Gallagher e quella del primo Mark Knopfler (ovviamente, inutile dirlo, Thompson non deve niente a nessuno). Ma in evidenza, e non certo per la prima volta, sono anche le sue doti di compositore. Perchè, in effetti, sono ben diciotto, distribuite su un paio di dischetti, le nuove canzoni firmate dal leggendario chitarrista inglese, molte delle quali di pregevole ideazione e fattura: si ascoltino l'iniziale, impetuosa e knopfleriana (non certo l'unica per altro: i due musicisti condividono la medesima particolare tecnica strumentale, ed un similare approccio musicale) "Stony Ground"; l'andersoniana "Stuck On The Treadmill", che potrebbe tranquillamente far parte di una serie di inediti tratti dalle session di "Benefit" dei Jethro Tull; l'intima ed elegante "The Snow Goose" (chissà se si tratta anche di un omaggio ai Camel?), che invece sembra uscita dalle registrazioni dell'epocale "I Want To See The Bright Light Tonight" dello stesso Thompson in coppia con l'ex moglie Linda; la lenta e ballabile "My Enemy", splendido esempio di classicità; L'articolata e romantica "Another Small Thing In Her Favour"; e davvero molte altre, se non tutte, senza timore di esagerare. Accompagna Thompson una solida manciata di musicisti, che contribuisce alla presenza di due bassi, una chitarra aggiuntiva, una batteria con relative percussioni, un violino e un paio di ottime voci a supporto, tra le quali merita una speciale menzione quella della vocalist di Liverpool Siobhan Maher Kennedy: dolce, ammaliante, simile, anche se più morbida e discreta, a quella della stessa Linda Thompson, quasi un déjà vu. A parte un suono non entusiasmante, diremmo un po' opaco o cupo, che in effetti non valorizza a sufficienza tutta la qualità, della quale abbiamo cercato di rendere conto, siamo alle prese con l'ennesimo capitolo degno di nota di una nobile e senza fine vicenda artistica. Certo niente di nuovo, non potrebbe essere altrimenti, ma esempio da tramandare ai posteri. (Marco Maiocco)

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