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Rock Recensioni EMERSON LAKE & PALMER - Live At Nassau ’78
 

EMERSON LAKE & PALMER - Live At Nassau ’78 EMERSON LAKE & PALMER - Live At Nassau ’78 Hot

EMERSON LAKE & PALMER - Live At Nassau ’78

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Titolo
Live At Nassau ’78
Anno
Casa discografica

Con la consueta modestia, scrive nelle note di copertina sua Tastierità Keith Emerson: "la musica di ELP rigenererà sempre una nuova generazione di musicisti. E questo concerto in particolare è la prova di quale influenza definitiva gli ELP abbiano avuto su musicisti classici, jazz e folk di tutto il mondo". Scherzi a parte: ovviamente c'è del vero in quel che scrive Emerson, ed è anche ora che certa critica con il sopracciglio alzato la smetta di considerare il supertrio una specie di fiera del cattivo gusto magniloquente anni Settanta. Riascoltare per credere, diciamo, dal primo disco, quello con la colomba in copertina a Brain Salad Surgery. Ma, una volta, dove non arrivavano i dischi ufficiali, tentavano di arrivare i bootleg: che lasciavano intuire, più che far ascoltare, quanto speciali fossero state certe date. Il tutto da cogliere in un mare di rumori, fischi, parlottii dei vicini dell'Uomo col Registratore rimasti fissati per l'eternità (si fa per dire), e batterie che sembravano suonare da una enorme scatola di cartone chiusa e sepolta in un prato. Tant'è, il fascino rimaneva. Poi sono arrivati in nostri anni, ed adesso abominevoli nastrini o vinili col marchio sottinteso "inascoltabile" sono diventati cd più che decorosi, a volte addirittura sfavillanti. Succede (spesso, non sempre) anche con la "ripulitura" dei nastri del concerto al Nassau Coliseum di New York, 1978, una delle performance più bootlegate. Il problema è che, dopo aver ascoltato le registrazioni di ELP nel frattempo saltate fuori del Festival di Mar Y Sol del '72, vien voglia di riporre subito il doppio del Coliseum in uno scaffale. Perché ELP nel '78 è sì una micidiale macchina da musica, ma i tre sembrano sentirsi sul collo il fiato pesante del cambio dei tempi. Loro reagiscono stizziti velocizzando ogni brano, una prova di virtuosisimo all'epoca richiesta, oggi sgradevolmente pesante. Piede fisso sull'acceleratore, ed alla fine i particolari sfumano in una rombante bruma di suoni. Con l'aggravante che Take A Pebble e Tarkus continuano a risplendere, anche se è luce lontana, e Pirates e Tiger In A Spotlight non reggono neppure l'indizio di un confronto. Però, se siete, come dicono gli inglesi, dei "completisti"... (Guido Festinese)

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