Will Stratton deve il suo cognomen al suo bisnonno George Stratton, che era un predicatore itinerante nel Kentucky nella tradizione dei “circuit riders”, i preti metodisti che viaggiavano in continuazione, armati, e che celebravano messa in città diverse ogni giorno della settimana. La figlia di George, Luise, era la nonna materna di Will. Luise è l’artefice dell’amore per la musica di Will in quanto fu lei a regalare al piccolo pargolo un piano, al quale pretendeva che si esercitasse ogni giorno. Will non ha mai veramente trovato la sua religione, almeno non nel senso concreto, ma la musica prese il suo posto per non abbandonarlo mai più. “Post Empire” è il quarto album di Will ed è il più sottile e devastante di tutti. La struttura principale del disco è stata registrata a Brooklyn da Nicolas Vernhes (Spoon, Deerhunter, Cat Power, Animal Collective, Dirty Projectors, ecc) e solo dopo aver registrato voce e chitarra Will si è messo all’opera per sviluppare gli arrangiamenti per il resto della band ed un sestetto d’archi. Una volta terminata la seconda sessione di registrazioni sono stati aggiunti i contributi vocali di Amelia Meath (Mountain Man, Feist) e Maia Friedman (BOBBY). Ne risulta un album al tempo stesso semplice e lussureggiante. Come per i precedenti lavori il punto focale delle composizioni è lo stile chitarristico di Will, reminescente tanto delle icone del british folk Bert Jansch e Davy Graham così come di avanguardisti statunitensi come John Fahey e Robbie Basho. Ah, i nomi di paragone che ricorrono maggiormente nelle recensioni all’estero sono quelli di Nick Drake e Sufjan Stevens.
CD in vendita da Disco Club a partire da giovedì 24 maggio 2012 al prezzo di 15,90 €
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