Un luogo selvaggio e privato, quello del titolo, dove Piers Faccini ama nascondersi dal grande pubblico, ma i suoi dischi ( My Wilderness è il quarto) non deludono mai il manipolo degli estimatori. Come al solito grande cura di suoni e arrangiamenti e la presenza di un cantato che talvolta pare spezzarsi o trasformarsi in sussurro, traendo però forza dai propri limiti. Le delicate atmosfere etniche dei 'quadretti' del cantautore britannico, che si cimenta anche nella pittura, sono qui ben rappresentate; in 'The Beggar and the Thief' il controcanto di una tromba allegramente balcanica inaugura un viaggio sognante, trainato da un refrain che non si scorda facilmente, 'That Cry', invece, è caratterizzata da un finale saltellante e 'africano' che sorprende. Ma è con l'ultimo brano, 'Three Times Betrayed', che il colpo va a segno: metà folksong, metà blues per liuto, violino e percussioni con un desolato coro a più voci a chiudere, con un brivido, brano e disco.
P.S. In questo disco c'è una forte presenza Italiana, parte delle registrazioni si sono svolte a Lecce e alcuni dei musicicsti sono chiaramente italiani: i due violinisti, Mauro Durante e Rodrigo D'Erasmo e il percussionista Simone Prattico. Lo stesso Faccini è italiano da parte di madre, sul suo sito lo potrete sentire alle prese con un brano di Pino Daniele, per esempio...(Fausto Meirana)