Gli Isis non ci sono più. Il gruppo di Boston e Los Angeles si è sciolto lo scorso anno, dopo averci regalato alcun album seminali (spero che nessuno si sia perso Panopticon del 2004 e Wavering Radiant del 2009, due dischi che hanno esercitato ed esercitano una enorme influenza sulla scena post metal più progressiva, grazie a un sapiente utilizzo di tastiere e aperture elettroniche). Sorprendenti e maestosi, ipnotici e caratterizzati da una accentuata sensibilità spirituale, gli americani hanno saputo unire minimalismo metallico e riff punk, con una costante propensione agli sperimentalismi sludge dei Melvins (forse i primi a combinare doom, stoner e hardcore). La Neurot ristampa ora con un nuovo titolo il debutto degli Isis, Celestial, pubblicato nel 2000 ed immediatamente impostosi come un punto di riferimento per la scena electro-dark e industrial. Composto da cinque pezzi, cupi e brutali, ma capaci anche di inattese aperture verso i lidi del folk medievale, SGNL>05 si colloca in una vena artistica affine a quella dei Killing Joke. Il missaggio è stato completamente rifatto e non da uno qualunque, bensì da Justin Broadrick dei Godflesh (il cui Streetcleaner, nel 1990, aveva fatto da apri-pista per tutte le fusioni a venire di chitarre sabbathiane e tappeti ritmici creati dalla drum machine). Questa riproposizione è la miglior maniera per tributare il giusto e meritato saluto a un gruppo che è già storia. (Davide Arecco)
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