Da quando, nel 2008, Springsteen si è accorto di loro, la fama dei Gaslight Anthem non ha mai smesso di crescere, portandoli a suonare in tutto il mondo fino a dividere il palco con lo stesso Springsteen (vedi sotto video). Non c'era momento migliore, quindi, per incidere un disco travolgente come American Slang, considerato da chi scrive il miglior lavoro della band. Il primo ascolto non regala la freschezza del precedente The '59 Sound, che usciva dopo un disco (Sink or Swim) di fattura molto più punk che rock, ma la qualità delle canzoni e dei testi, privati positivamente del loro caratteristico citazionismo, è evidentemente superiore e denota una maggiore ricerca nella scrittura e negli arrangiamenti. L'attacco del primo pezzo, il singolo American Slang, spazza via ogni dubbio che si potrebbe avere a riguardo e l'apparente semplicità con cui il disco continua, regalando perle come The Diamond Church Street Choir e Boxer, riesce nella magia, quella della musica, di unire trent'anni di generazioni sotto gli stessi sogni. Definirlo il disco della maturità, come si ha il vizio di fare in questi casi, sarebbe scorretto e ingiusto, ma se prima li si accostava al punk dei Clash e dopo al rock di Springsteen, adesso li si accosta solo a loro stessi. (Mattia Meirana)
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