Basterebbe la storia del disco per riempire le poche righe di una recensione: arriva a 35 anni di distanza dal precedente album di Vashti (“Another Diamond Day”), racconto etereo e folk del vagabondaggio a bordo di un calesse che la portò da Londra alla Scozia. Non vendette nulla e la bella protagonista abbandonò chitarra e sogni di gloria. Poi, di colpo, con l’avvento del folk acustico del nuovo millennio diventò un “classico perduto”; citato e riverito ad ogni occasione. E allora la signora ha deciso di riprovarci, arruolando come collaboratori protagonisti vecchi e nuovi della “scena”. Il risultato? Capace di cancellare con un arpeggio tutto il tempo passato. L’album, una raccolta di scarne melodie folk, è identico al precedente. Melodico, incantato, fragile e coinvolgente. Come una favola antica. (Marco Sideri)