Se spesso il folk si usa per protestare, per cantare ballate assassine, per accompagnare brindisi o cantare amori lontani, qualche volta torna utile anche per fare rumore. Proprio come la chitarra elettrica o la batteria pestata. Questo secondo disco degli O’ Death ne è la prova provata. Banjo, chitarra, violino e tamburi si scatenano in un giro di punk pre elettrico (con occhiate ai veterani Violent Femmes e punti in comune con i contemporanei Two Gallants): veloce esuberante e furioso. Ogni cosa è al suo posto; le melodie e la scrittura non sono buttate via, l’interpretazione rende onore alle (buone) intenzioni di fondo e l’ipotesi O’Death trova uno spazio (forse piccolo, forse laterale) nei mille folk odierni. Che forse hanno stufato molti, ma sanno ancora, qualche volta, deviare dalla strada maestra. (Marco Sideri)
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