Ad ogni uscita del cantautore canadese è come ritrovare un vecchio amico, rispecchiarsi nei suoi cambiamenti, trovare conferme nella comune visione dell’attualità. Inoltre c’è sempre qualche piccolo cambiamento che allontana la noia. Al contrario del precedente disco qui Cockburn imbraccia quasi esclusivamente la chitarra acustica, con la quale guida due dei tre brani strumentali, mentre il terzo, posto in chiusura, tenta nuove sonorità azzardando un po’ troppo.
I testi delle canzoni, come sempre, sono incentrati sull’osservazione critica dell’umanità; le meschinità del potere e gli orrori della guerra in “This Is Baghdad”, le meraviglie della natura e dell’amore in “Beautiful Creatures”, l’eterno interrogarsi sull’infinito in “Mystery”. Un altro tassello in un percorso artistico ineccepibile. (Fausto Meirana)