La caratteristica peculiare del terzetto di Washington è una predispozione originale e spontanea a fondere suoni celebrali e rarefatti del post rock con inclinazioni ostentatamente cafoni, dando vita a un cocktail di volute sintetiche, permeato di funk vocoderitizzato. Anche in Sex Change la ricetta non cambia, e il risultato elaborato in sessioni di registrazione ai quattro angoli del mondo (New York, San Francisco e Auckland) scaturisce coeso, ma allo stesso tempo multiforme. Rispetto a Liberation, disco apertamente politicizzato contro l’amministrazione Bush e decisamente cupo, Sex Change è più solare e definito. I ritmi pop sintetici, permeati da sintetizzatori alla Kraftwerk imperversano in tutto il disco lasciando un retrogusto un po’ retrò. In fin dei conti Sex Change scorre, senza infamia e senza lode. (Giovanni Besio)
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