Ecco, no dico, nessuno che abbia il coraggio di dire le cose come stanno: abbiamo nostalgia, nostalgia di tutto. Basta un libro vecchio ma tradotto solo di recente che ci svegliamo e tutti vogliamo essere kraut. Come continuare a soffiarsi il naso e guardare il muco. Così accogliamo i nuovi giovani americani che ci raccontano quella delle Teste Parlanti e restiamo lì, come cretini, a dirci che sembrano, che ricordano, ma che, no, questa è la musica che DOBBIAMO sentire perchè è giovane, ne parlano i giornali dei (finti) giovani e noi ci becchiamo. Il bello è che ci beccano tutti e quindi ecco che esce un secondo disco che, per discostarsi dal fin troppo esplicito modello del primo, gracchia come una transistor mal sintonizzato (ascoltare il primo brano per verificare) e continuare sotto sotto a raccontare, con fare dis/sgraziato, ancora canzoni su cibo e palazzi. Comunque a prescindere da queste minchiate, venderà parecchio anche a scatola chiusa, soprattutto per quelli lì come noi. (Marcello Valeri)
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