Ogni esegeta dell’arte di Thomas Alan Waits, detto Tom, nato a Pomona (California) il 7 dicembre 1949, vi indicherà le due grandi fasi in cui è possibile suddividere la carriera del nostro: gli albori, musicalmente legati alla musica nera, al blues e alle atmosfere jazz dei dischi per la Asylum e la svolta dalla forti tinte post-avanguardia dei dischi per la Island da “Swordfishtrombones” in avanti.
A convalidare questa divisione un cambiamento radicale nell’uso della voce (che Tom Waits non esita a definire il suo più autentico strumento) e il passaggio ad una musica più cupa e pessimista, sicuramente meno ‘commerciale’; curiosamente, tutto questo, mentre la sua vita privata si rasserena dopo la fine della tormentata storia con Rickie Lee Jones e l’incontro con Kathlenn Brennan, con la quale inizia un sodalizio artistico e sentimentale che dura a tutt’oggi.
A mettere in crisi questa rispettabile teoria arriva adesso "Orphans": tre cd, 54 canzoni di cui 30 completamente inedite, un libretto di 94 pagine con testi e foto, ma soprattutto un universo musicale in cui ogni schematismo perde i suoi labili confini, rimesso in discussione canzone dopo canzone, scheggia dopo scheggia, da un Tom Waits (e signora) in assoluto stato di grazia. Ogni cd reca un sottotitolo - "Brawlers", "Bawlers" e "Bastards" - per distinguere i diversi stili di cui è perlopiù composto. Ma attenzione: nella sghemba galassia di Tom nulla è dove dovrebbe essere: così in “Bastards” (attenzuione alle due tracce nascoste, praticamente solo parlate, al termine del disco), dove troviamo il Waits più sperimentale che si diverte a recitare Bukowski e Kerouac e inanellare una folle filastrocca come “Spidey’s wild ride”, c’è un brano, “Altar boy” che sembra uscito dal piano bar di “Nighthwaks at the dinner”; e nelle tristi ballate di "Bawlers" accanto alle commoventi “Down there by the train”, “Danny says” e “Jayne’s blue wish”, troviamo un’ebbra “Goodnight Irene” di LeadBelly e una macabra versione di “Young at heart”, resa indimenticabile da Sinatra , attraversata da una chitarra hawaiana degna di un incubo di David Lynch; mentre in "Brawlers" i Ramones di “The return of Jackie and Judy” sono obbligati a convivere con lo straziante invito d’amore di “Sea of love”. Attraversando ogni genere del novecento americano (e non solo, “What keeps mankind alive” di Brecht e Weill o il valzer straniato di “Lucinda” sono li a ricordarcelo) Waits frantuma l’immagine che tanto amorosamente avevamo costruito di lui, per ricomporla, sempre differente, in ogni singolo frammento di questo scrigno prezioso. (Danilo Di Termini)
Tracklist
Disc One - Brawlers
- 1. Lie To Me
- 2. LowDown
- 3. 2:19
- 4. Fish In The Jailhouse
- 5. Bottom Of The World
- 6. Lucinda
- 7. Ain't Goin' Down To The Well
- 8. Lord I've Been Changed
- 9. Puttin' On The Dog
- 10. Road To Peace
- 11. All The Time
- 12. The Return Of Jackie And Judy
- 13. Walk Away
- 14. Sea Of Love
- 15. Buzz Fledderjohn
- 16. Rains On Me
Disc Two - Bawlers
- 1. Bend Down The Branches
- 2. You Can Never Hold Back Spring
- 3. Long Way Home
- 4. Widow's Grove
- 5. Little Drop Of Poison
- 6. Shiny Things
- 7. World Keeps Turning
- 8. Tell It To Me
- 9. Never Let Go
- 10. Fannin Street
- 11. Little Man
- 12. It's Over
- 13. If I Have To Go
- 14. Goodnight Irene
- 15. The Fall Of Troy
- 16. Take Care Of All My Children
- 17. Down There By The Train
- 18. Danny Says
- 19. Jayne's Blue Wish
- 20. Young At Heart
Disc Three - Bastards
- 1. What Keeps Mankind Alive
- 2. Children's Story
- 3. Heigh Ho
- 4. Army Ants
- 5. Books Of Moses
- 6. Bone Chain
- 7. Two Sisters
- 8. First Kiss
- 9. Dog Door
- 10. Redrum
- 11. Nirvana
- 12. Home I'll Never Be
- 13. Poor Little Lamb
- 14. Altar Boy
- 15. The Pontiac
- 16. Spidey's Wild Ride
- 17. King Kong
- 18. On The Road