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Questa storia del “ritornare alle radici” che ci viene propinata ogni volta che un gruppo dalla carriera oramai ventennale torna alla ribalta con un nuovo album è perlomeno sospetta. Quasi un’ammissione di nostalgia e debolezza di fronte al tempo che passa, restituisce l’immagine di un fuoco mezzo spento. Come un mettere le mani avanti; ed è un peccato: gli U2 nel loro quattordicesimo disco si difendono egregiamente, azzeccando in più d’un passaggio soluzioni coinvolgenti e arrangiamenti asciutti.
Il problema, quello vero, è che da anni (una decina) non scrivono una melodia capace di sconvolgere come quelle che li hanno resi famosi. Le nuove canzoni piaceranno molto e a ragione agli affezionati, e non sono affatto pochi… semplicemente non sembrano più capaci di causare terremoti. Altro che “radici”. (Marco Sideri)