Due EP con John Porter (Smiths) alla produzione, “Love Is Hell” Part 1 & 2: non si tratta di un tentativo di riscattare l’andamento francamente poco esaltante dell’ultimo “Rock’n’Roll”, per Ryan Adams, ma di testimoniare un altro aspetto della sua arte, quello più chiaroscurale, malato, amorosamente fallimentare.
Niente da eccepire: nelle diciannove canzoni il rampollo dell’alt country (un’altra bella etichetta che non avremmo mai voluto) si strugge e si sgola, accorda e scorda chitarre, regala una cover di “Wonderwall” che non ci aspettavamo e, alla fine, dimostra di essere un buon songwriter, quando non si fa sommergere da progetti più grandi di lui. Certo, Ryan non è Beck e molto di ciò che si sente è soprattutto ricordo di qualcosa e qualcun altro, ma la piacevolezza dell’ascolto e la resa finale dei brani non si discutono. (John Vignola)