In Italia la divulgazione, quale che sia il campo scelto, è ancora guardata con sospetto. Quasi che farsi capire dai più, in un Paese che soffre il quarantasette per cento di analfabetismo di ritorno o funzionale non fosse un problema. Certo, per chi divulga non si tratta di banalizzare i contenuti, ma di renderli accessibili in forme che la maggior parte delle persone possano trovare accettabili, interessanti e regalino pure indizi di una qualche eleganza formale. Pensate, ad esempio, ad una lezione di storia medievale in podcast di Alessandro Barbero. L'Alessandro Barbero del rock, in Italia, è sicuramente Ezio Guaitamacchi. Che unisce a una conoscenza enciclopedica della propria materia il dono della leggerezza, la curiosità, e un'intelligenza in continuo movimento che lo rende, a sessant'anni passati, un folletto curioso e instancabile nei mille rivoli e rovelli della popular music. Certo, non troverete nelle sue pagine analisi musicologiche o rovesciamenti di paradigma che cambino il corso della storia. Ma se volete le notizie, l'approfondimento che non diventa greve palude di note, ed anche una continua attenzione per un corredo iconografico funzionale e funzionante, qualche libro suo libro dovete procurarvelo. Ad esempio l'appena uscito Amore, morte & rock 'n' roll (Hoepli) trecentoquarantacinque pagine che si leggono, si sfogliano, o servono da immersione profonda su un tema delicato che da diversi anni emerge nelle pagine rilegate di Guaitamacchi: ricordiamo Figli dei fiori, figli di Satana, una ventina d'anni fa, e poi Psycho Killer, Delitti Rock, e il testo dedicato all'infausta data di Altamont dei Rolling Stones. È presto detto: il rovescio speculare del fiotto vitalistico ed energetico del rock è la morte, per banale e ovvio che possa apparire. L'altro lato della luna che indichiamo col dito, e che, per dirla con il celeberrimo disco dei Pink Floyd, vince sempre, perché "il sole è oscurato dalla luna". In questo testo troverete storie di destini incrociati e retroscena che scavano a fondo, addii improvvisi e laceranti e commiati attesi. Scoprirete perché Lemmy Kilminster è morto come un una sorta di orgoglioso templare del rock 'n' roll, nulla rimpiangendo di una vita fatta di bourbon, sigarette, speed e libri di storia. Incrocerete la fine beffarda e crudele di Jeff Buckley complementare a quella del padre Tim, e perché Jaco Pastorius ha lasciato un vuoto nella storia del jazz moderno che fatica a colmarsi. C'è il suicidio di Keith Emerson e quello di Ian Curtis. La leucemia pudicamente tenuta nascosta da Leonard Cohen che, in una delle ultime interviste, dice " Non ho paura di morire, spero solo non sia troppo scomodo". In totale fanno cinquanta storie di morte rock. Ineluttabili, come la vita. (Guido Festinese)
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EZIO GUAITAMACCHI - Amore, morte & Rock 'n' Roll
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