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Miscellanea Articoli miscellanea INTERVISTA A RICCARDO TESI - Una vita a bottoni
 

INTERVISTA A RICCARDO TESI - Una vita a bottoni INTERVISTA A RICCARDO TESI - Una vita a bottoni Hot

TesiIl libro si intitola Una vita a bottoni. Una scelta ben fatta, perché attizza immediata curiosità. I bottoni sono quelli dell'organetto diatonico, la vita è quella, quietamente avventurosa, di Riccardo Tesi, gran signore dei mantici di ispida cortesia pistoiese. Uno degli uomini chiave del folk revival italiano che ha saputo via via aprirsi alle musiche del mondo, a dimensioni cameristiche, all'impeto ritmico del rock, a finezze espressive jazzistiche. Il libro esce per Squilibri a cura di Neri Pollastri, filosofo, uomo di spettacolo, critico musicale. Come sempre avviene per l produzioni dell'editrice, al testo è accluso un cd che riesce, in sedici tappe ragionate, a dar conto di tutta o quasi l'ormai imponente discografia dell'organettista toscano. Col quale abbiamo scambiato due chiacchiere. "Conosco Neri da molti anni, mi ha intervistato svariate volte e apprezzo in particolar modo la sua scrittura, lo considero un giornalista serio e preparato. In occasione dei miei sessant'anni mi ha proposto di raccontare il mio percorso musicale, dal folk alla grande musica d'autore con l'organetto in spalla".

In questo momento a cosa stai lavorando?
"Lavorare per me è una condizione necessaria per sentirmi vivo, odio stare senza fare niente, per cui sono sempre impegnato su più fronti! In questo momento a parte gli incontri/concerto per presentare questo libro in giro per l'Italia sto lavorando al nuovo disco di Banditaliana, che il prossimo anno festeggia i 25 anni di vita. Per il momento sono/siamo nella fase iniziale della scrittura , più individuale o in sottogruppi, a cui seguirà il lavoro collettivo di prove e definizione delle stesure definitive. Invece entro settembre registreremo il disco dei nuovi Samurai , quintetto europeo di organetti , la cui musica è già a buon punto. Il gruppo, dopo la defezione del belga Didier Laloy e del francese Bruno Le Tron, rimpiazzati dal virtuoso basco Kepa Junkera e dal giovane bomber connazionale Simone Bottasso, ha trovato un nuovo equilibrio creativo e un nuovo assetto che lascia ben sperare. I nuovi brani sono assai interessanti,e l'atmosfera nella band è molto serena e creativa. Oltre ai suddetti organettisti ed il sottoscritto completano la formazione il finlandese Markku Lepisto (ex Varrtina) e l'irlandese Dave Munnelly (Chieftains, Riverdance, DeDannan ...)".


Hai in piedi anche il progetto Triotonico: tre generazioni, o quasi, di organettisti italiani assieme: ti fa effetto essere "il vecio", come dicono a Venezia?

"Vedere questa nuova generazione di organettisti al fulmicotone, dotati di una solida base tecnica e teorica nonostante la giovane età, da una parte mi riempie di soddisfazione perché significa che tutto il lavoro di pedagogia e diffusione realizzato dalla mia generazione ha dato i suoi frutti, dall'altra è uno stimolo per non fermarsi e stare al passo con i tempi. Amo stare con i giovani, collaborarci , mi aggiornano sulle nuove tendenze. Ma soprattutto hanno ancora il dono dell'utopia che noi "vecchi" e smaliziati abbiamo perso e l'utopia fa accadere cose impensabili.. Simone Bottasso e Filippo Gambetta oltre ad essere due musicisti fantastici sono due care persone , sono fiero di loro e sono sicuro che , insieme a tutti gli altri, porteranno l'organetto molto avanti". Hai anche un duo con Mauro Palmas, antica amicizia con un altro pioniere del folk revival. Qual è il segreto delle intese che durano, in musica, per te? "La magia di questo lavoro è che ci devi mettere sentimento ed è inevitabile che spesso le collaborazioni si appoggino o sviluppino delle solide amicizie che durano nel tempo. Mauro Palmas è una di queste, alterniamo momenti in cui collaboriamo assiduamente a periodi in cui ognuno lavora a progetti diversi, ma l'amicizia rimane intatta. Ho una naturale propensione ad avere collaborazioni che durano nel tempo e in quasi quarant'anni di lavoro ho costruito una rete di amicizie in tutto il mondo a cui sono molto legato".

Hai lavorato a molte colonne sonore per diversi generi di spettacoli ,performance, eventi. Il "frame", la cornice che deve inquadrare la musica d'occasione è per te un limite o uno stimolo a creare?

"Adoro sperimentare nuove situazioni compositive alternative alla forma concerto. Comporre colonne sonore per cinema e teatro è un'attività che ho praticato saltuariamente ma con grande interesse. Anche in questo caso ho seguito più il mio istinto che non una tecnica specifica. Sicuramente è un errore ma cercare una propria via lontana dai sentieri battuti sicuramente allunga il tuo cammino ma qualche volta può portarti ad una originalità che altrimenti non avresti. I limiti che i contesti ti impongono, che sia una scena di un film o uno spettacolo teatrale, in realtà indirizzano e piegano la tua creatività in ambiti ben precisi ma non per questo meno interessanti. Anzi, per me sono uno stimolo ulteriore. Nel cinema ho lavorato con piacere con Carlo Mazzacurati che aveva una grande cultura musicale e che mi manca moltissimo. In teatro adoro collaborare con Cristina Pezzoli che è una grande regista, completamente visionaria ma con ben chiara in testa la direzione da seguire. Con lei ultimamente ho scritto, insieme al pianista pistoiese Daniele Biagini, la colonna sonora di Calendar Girls che sta girando per il secondo anno consecutivo nei teatri italiani collezionando sold out ovunque, grazie anche alla presenza di attrici come Angela Finocchiaro, Laura Curino,Carlina Torta ecc.

"La musica che ascoltiamo da adolescenti ci consegna una collocazione e ci definisce per il resto delle nostre vite a prescindere dal fatto che continuiamo o no a sentirla". E' una citazione dalla scrittrice Jennifer Egan. Ti trovi d'accordo?

"Concordo pienamente, Jethro Tull, progressive rock, Guccini e De Andrè continuano a far parte del mio pensiero musicale anche se opportunamente modulati" .

Antonio Tabucchi un giorno ha scritto: "I motivi della nostra ispirazione provengono o dalla cronaca dei giornali, a cui certo non si può rimanere estranei, o dai racconti di altri, oppure da certi racconti che ci concedono gli dei e che ci cascano in testa come palloncini". Che ne pensi?

"Difficile dire da dove provenga l'ispirazione, spesso ne abbiamo un'idea romantica come di un qualcosa che improvvisamente ti attraversa e ti illumina. In realtà per me è qualcosa che va stimolata e alimentata, è il frutto di un lavoro quotidiano, spesso lungo e faticoso, fatto di tentativi, limature e aggiustamenti. Avere dei riferimenti di partenza di tipo non musicale talvolta può essere di stimolo alla creazione". Ogni persona che si occupi di qualcosa, per passione e per mestiere assieme, categorie non sempre in contraddizione, a un certo punto della vita si trova a tirare un bilancio, almeno provvisorio. Forse a caccia della propria identità di quel momento. Se tu dai un'occhiata alla pila di cd realizzati, al libro sulla tua storia, e passi a volo radente migliaia di concerti che hai suonato, che ti viene da dire? "Ogni mio disco è l'esatta fotografia di quello che artisticamente ero in quel momento per questo li rivendico tutti dal primo all'ultimo. E poi sono stati tutti realizzati con grande passione perché è la passione che ogni mattina mi porta ad alzarmi ed imbracciare l'organetto dopo quasi quarant'anni. Quando, come nel caso di questo libro, mi volto indietro e metto in fila tutto quello che ho fatto penso di essere una persona fortunata . Nella mia vita ho fatto quello che desideravo e questo a mio avviso non ha prezzo. E' stato spesso molto difficile e faticoso ma sentivo di non avere scelta , mi sono tolto fin da subito il paracadute perché sapevo che non sarei potuto tornare indietro. Mi ha salvato la caparbietà, la voglia di lavorare e un certo ottimismo di fondo, ho avuto qualche colpo di fortuna che ha compensato e ripagato i grandi sforzi.Per il resto ho incontrato e collaborato con musicisti straordinari, ho girato il mondo e suonato nei più importanti folk festivals, cosa chiedere di più?"
Guido Festinese

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