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Miscellanea Articoli miscellanea MARCELLO LORRAI /WILLIAM PARKER - Conversazioni sul Jazz
 

MARCELLO LORRAI /WILLIAM PARKER - Conversazioni sul Jazz Hot

conversazionisuljazzMarcello Lorrai è in Italia uno dei giornalisti musicali più preparati in campo jazzistico ed etno-musicologico. Particolarmente esperto di musica africana e, come il collega Luigi Onori, attento studioso dei rapporti tra jazz e africa, Lorrai ha pubblicato, tra gli altri, un fondamentale prontuario sulla musica del continente nero dal titolo "Africana" (Auditorium Edizioni 2006). Il libro, collazione di una serie di articoli pubblicati nel tempo su Nigrizia, si presenta come una sorta di atlante musicale e fornisce un'ampia panoramica sulle molteplici declinazioni sonore africane. Un vero e proprio vade mecum per tutti gli interessati al genere, come già lo era stato un altro fondamentale precedente libro ormai fuori catalogo: "Mother Africa e i suoi figli ribelli" (Theoria, 1995) ad opera del geniale Marco Boccitto.

In quest'ultimo "William Parker - Conversazioni sul jazz", Lorrai è alle prese con uno dei più importanti esponenti dell'avanguardia nero-americana: il contrabbassista e polistrumentista William Parker, da oltre quarant'anni, a dispetto di ogni ostacolo e difficoltà, indomito animatore e catalizzatore della scena jazzistica new-yorkese e internazionale. L'intervista, effettuata in tempi diversi, abbraccia tutta la sfaccettata e poliedrica carriera di Parker, offrendo uno splendido spaccato della sua ampia visione del mondo e della musica. Lontani da ogni luogo comune del tipo "quali sono i tuoi progetti per il futuro", Lorrai e Parker imbastiscono un confronto dialogico serrato e profondo, leggero ed illuminante: raro imbattersi in un botta e risposta così efficace e piacevole. La lettura è consigliata a tutti coloro che vogliano avventurarsi tra le pagine di un libro intelligente e rilassante e a tutti gli appasionati di jazz, popular music e black music. Perché non ha alcuna importanza che ci sia qualcuno che prediliga ascoltare Ellington piuttosto che Antony Braxton, Coltrane invece di Sun Ra o Smokey Robinson in luogo di Curtis Mayfield: la differenza è data dall'approccio mentale, che è l'elemento che ha reso uniche le note afro-americane. Il jazz, la musica in generale, potrà vivere, prosperare e respirare solo se verrà continuamente reinventata e riattualizzata, e non imbalsamata ed inscatolata ad uso e consumo di tutti coloro che credono di preservare una tradizione ripetendo ad libitum e pedissequamente le stesse formule e i medesimi cliché. La conservazione di una memoria storica non può che passare dalla continua reinvenzione di ciò che chiamiamo tradizione, un magma che, come la materia solare, si fonda su un solido nucleo interno e su una costante rigeneratrice fusione di particelle all'esterno. Un moto perpetuo che è variabile impazzita e indipendente, rappresentazione del mistero che ci circonda. Mistero che, come ha scritto il poeta Kenneth Patchen, va accettato per trovare la pace, e viceversa si accetta solo attraverso il raggiungimento della pace. D'altronde, era proprio Sun Ra, tra i mentori di Parker, a sostenere che il mistero fosse la sua storia, un mistero che per tutta la vita ha cercato di svelare e al contempo alimentare. Questo in sintesi il messaggio che William Parker semina un po' per tutto il libro. Musicista completo, intellettuale affabile, Parker, cresciuto nel Bronx da genitori del ceto medio basso afro-americano, è riuscito a trovare se stesso, a salvarsi la vita, grazie alla musica, votando la propria esistenza al jazz più creativo e radicale. Un esempio. (Marco Maiocco)

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