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Per favore rimettete i lp in ordine! Hot

Image1976, un giorno qualsiasi tra ottobre e maggio: sono appena uscito da scuola (il liceo scientifico Cassini è proprio a due passi) o forse non sono nemmeno entrato o sto per raggiungere piazza Verdi per il concentramento del corteo contro Kossiga o correre in Galleria Mazzini per una mattinata al biliardo con Giulio e Marco. Prima faccio un salto in via S. Vincenzo e schiaccio il naso sulla vetrina di Disco club, incantato alla vista di copertine che racchiudono altrettanti universi misteriosi e carichi di promesse. Sbircio all’interno: c’è gente, mi faccio coraggio ed entro. Il proprietario, con i suoi due cani spappolati sul pavimento, sta sdottorando con alcuni clienti; bofonchio un saluto e comincio ad aggirarmi tra i banconi stracolmi di dischi, leggendo le etichette di nomi che non rievocano alcun suono, ma nel migliore dei casi il ricordo di una recensione letta su Muzak, Re nudo o Ciao 2001. Dall’impianto (un suono celestiale che nessun impianto hi-fi, anche negli anni a venire, riuscirà a replicare) si diffonde una specie di country rock che non riconosco; qualcuno dice che i Poco non sono più quelli di una volta. Sarà. Faccio i conti: questa settimana ho risparmiato e forse un acquisto me lo posso permettere. Scelgo Déja vu, poi lo rimetto a posto; tiro fuori un quaderno dalla tasca dove ho annotato scrupolosamente tutti i dischi da comprare e cerco quel nome al quale Bertoncelli ha dedicato due pagine sull’ultimo Gong: Nick Drake. Poi sfoglio l’enorme sezione dei Beatles, non riesco a decidere, lascerò fare al caso, a una pulsione misteriosa e incontrollabile…

1993, un sabato mattina di novembre: ho aperto da venti minuti e sono solo in negozio. Giancarlo e Stefano sono in coda a Recco. Mi godo il momento, affacciandomi dalla porta, verso una S. Vincenzo ancora addormentata. Walter, il mio primo cliente è appena andato via con A nice pair. Dev’essere la ventesima copia che compra; viene ogni settimana. Abbiamo provato a non vendergli niente, ma ci rimane male e comunque fa il giro di tutti i negozi. Un paio di settimane fa l’ho visto mentre tirava fuori dal suo sacchetto “A Saucerful of Secrets” e lo infilava nella casella dei Pink Floyd; dopo aver girato un po’ l’ha ripreso e lo ha portato alla cassa per pagarlo. Gli ho fatto il solito sconto, ho battuto lo scontrino e l’ho salutato mentre usciva felice con il suo disco sotto braccio.

2008, un tardo pomeriggio d’aprile: sono uscito dal lavoro e sono arrivato in negozio. Ho rimesso a posto i dischi usati e i cd di jazz. Se state leggendo queste righe vi chiedo un grande favore: se li avete presi per guardare la copertina, annusarne il profumo, controllare la qualità del vinile, rimetteteli esattamente al loro posto: sono in ordine alfabetico, anche se nessuno sembra che se ne sia mai accorto. (Danilo Di Termini)

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