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Miscellanea Articoli miscellanea DISCO DELL'ANNO DI DISCO CLUB - Le nostre liste
 

DISCO DELL'ANNO DI DISCO CLUB - Le nostre liste Hot

Come da qualche anno a questa parte il bilancio dell’annata discografica non consente di trarre conclusioni davvero significative. Se continua a moltiplicarsi la quantità delle uscite, mancano invece 'movimenti’ forti che possano calamitare le energie migliori (esistono al più tendenze tipo il “new weird folk” capitanato da Devendra Banhart, il quale ha peraltro inciso un disco sfuocato e frammentario come Smokey Rolls Down Thunder Canyon). In questa situazione sono gli eccentrici di talento, da Robert Wyatt a James Murphy degli LCD Soundsystem, gli isolati portabandiera della musica fatta di etica e idee (il concetto è ribadito anche da altri titoli di valore che non compaiono fra i nostri top ten come The Magic Position di Patrick Wolf, il cofanetto Sojourner di Magnolia Electric Co. o Dirt Farmer del ritrovato Levon Helm). Se proprio si deve evidenziare un dato è che questa élite di belle menti è composta da musicisti di età fra loro molto diverse, dai 62 anni di Robert Wyatt ai 21 di Zack Condon/Beirut passando per i 50 di Nick Cave e i 39 di Thom Yorke. A proposito dei due nomi appena citati, i loro dischi con i Grinderman e Radiohead sono quelli che sembrano riscuotere i consensi più generalizzati, a conferma che il disagio, di chi canta ma anche di chi ascolta, è sempre un’ottima fonte d’ispirazione (lo stesso vale per PJ Harvey e, in ambito socio-politico anche per Springsteeen) Questo ampio spettro anagrafico non deve stupire più di tanto considerando che il “rock” ha ormai compiuto cinquant’anni (sessanta secondo qualcuno) e ha smesso di essere musica ribelle a tutti i costi, se mai lo è stata. Ed ecco perciò che i più lucidi fra i veterani danno un senso alla loro classicità dimostrando ancora voglia di guardarsi intorno (l’album roots di Robert Plant con Alison Krauss), mentre i giovani virgulti più intelligenti s’ingegnano a sintetizzare la quantità enorme (a volte persino eccessiva) di segnali che la modernità produce. Si parla ovviamente di personaggi come il già citato Beirut, di A Hawk And A Hacksaw o degli Arcade Fire e non già del citazionismo sterile alla Interpol che tanto piace a certa stampa britannica. Persiste la crisi italiana; non a caso gli album migliori del 2007 sono stati Parole Sante di un non musicista come Ascanio Celestini o un lavoro dal forte impianto teatrale come Avanti Pop dei Tetes De Bois. Lo sponsorizzatissimo Danson Metropoli degli Avion Travel è consistente come zucchero filato e altrettanto stucchevole (ma, a quanto pare, ne abbiamo parlato male solo noi), Cristina Donà da qualche tempo non riesce a ripetersi ai livelli degli esordi, mentre Cuore A Nudo di Mauro Ermanno Giovanardi non è male ma avrebbe potuto essere strutturato meglio. I Subsonica? Mah...

 


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