Stampa
PDF
 
Miscellanea Articoli miscellanea CARLO ANTONELLI, FABIO DE LUCA - Discoinferno (Isbn edizioni, 256 pagine)
 

CARLO ANTONELLI, FABIO DE LUCA - Discoinferno (Isbn edizioni, 256 pagine) Hot

Image“Desideri, corpo, spazio, sesso, macchine, posti, persone, modi di fruizione e modi di produzione della musica da ballo. Superfici, fashion, alterazione, cyborg, modelli di ruolo, divi e popolino, tempo del lavoro, tempo libero. Notte, giorno, panorami di provincia, luoghi comuni e infra-luoghi”. Ecco riassunto il contenuto di questa “Storia del ballo in Italia 1946-2006”, uno dei pochi testi disponibili sull’argomento, edizione remixata e aggiornata di un libro uscito da Theoria una decina d’anni fa. Nonostante il sottotitolo, non è una semplice storiografia: è qualcosa di meno e contemporaneamente qualcosa di più. Per affrontare l’argomento i due autori scelgono di farsi accompagnare dai compagni più grandi, proprio come si faceva quando si andava per la prima volta in discoteca. Attraverso una serie di interviste ai protagonisti, o presunt(uos)i tali, riviviamo il dopoguerra, con Primo Moroni, esperto di controculture, ma anche campione di charleston e blues figurato; l’avventura del Piper con Gianni Boncompagni che interviene anche per l’omaggio alla discoteca televisiva di “Non è la Rai”; la disco nostrana con Freddy Naggiar della Baby records, quella dell’omino con il sigaro in bocca che invento la compilation mixata e coniugò dance e italianità infliggendoci “Il ballo del Qua Qua”; l’house e la techno melodica con Gianfranco Bortolotti, guru della Media record di Brescia che a cavallo fra ’80 e ‘90 fatturava dieci miliardi di lire. E molti altri, passando per i rave e i centri sociali fino all’ultimo grido della suoneria del telefonino che si fa hit da ballare.

ImageAntonelli (un passato nell’industria discografica, oggi direttore editoriale di Rolling Stones Italia) e De Luca (giornalista e disc-jockey) si addentrano nel buio assordante della sala, ritrovando Mauro Malavasi, l’inventore dei Change, oggi produttore pop per Dalla e Carboni, e indagando le misteriosi sorti di Ryan Paris e Gazebo. Con una tesi di fondo: “la trance del liscio non è tanto distante dall’ecstasy dell’house”; e cioè: esiste una via italiana al ballo, assolutamente originale e in fondo alternativa al modello americano, da cui si differenzia oltre che per i contenuti musicali, per la pressoché totale assenza di istanze sociali: se negli States furono l’orgoglio nero e la coscienza gay la base della “disco revolution” (“burn baby burn” reiteravano con ambiguità sessual-politica i Trammps di “Disco Inferno”), da noi Cecchetto si limitò a spiegare in “Gioca Jouer” la differenza tra cantare e nuotare, e Jovanotti a sognare una grande chiesa da Che Guevara fino a Madre Teresa. Antropologia e sociologia, economia e design, costume e moda, ogni aspetto è indagato; manca solo la voce di quelli che a ballare ci andavano e ci vanno ancora, per rispondere alle solite aspirazioni di sempre: conoscere la ragazza del paese vicino, dimenticare il lavoro fino al lunedì successivo, provare a vivere almeno per una sera “like in a Dolce vita”. Come cantava Ryan Paris appunto.  (Danilo Di Termini)

Image Gallery

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

Login