La prevenzione è cosa buona e giusta in molti ambiti, da quello idrogeologico a quello sessuale; certamente non lo è in campo culturale, poiché le prevenzioni si trasformano rapidamente in pregiudizi. Ma è difficile sfuggire al fascino del pregiudizio e così, alla vista di un omaggio della Royal Stockholm Philharmonic Orchestra guidata dall’arrangiatore Hans Ek alla musica dell’Esbjörn Svensson Trio, considerata la mia idiosincrasia per il gruppo del pianista e leader scomparso nel 2008, avevo quasi rabbrividito. Poi mi sono fatto forza, incuriosito dalle prime note di uno dei loro pezzi più famosi, “From Gagarin's Point Of View”, e pur mantenendo le mie riserve sull’approccio musicale dei due membri restanti del gruppo, il bassista Dan Berglund e il compatto batterista Magnus Öström, entrambi coinvolti nel progetto, ho proseguito nell’ascolto. La partecipazione di solisti come il pianista finlandese Iro Rantala, il sassofonista norvegese Marius Neset, e soprattutto del sorprendente trombettista di Helsinki Verneri Pohiola, realmente originale in “Eight-hundred Streets by Feet”, oltre che gli arrangiamenti di Ek capaci di rendere plausibile anche la barocca e bachiana “When God Created the Coffee Break”, hanno invece realizzato l’impresa di dare al disco, brano dopo brano, una sua originale e interessante identità. Se siete fan degli E.S.T. non rimarrete delusi e se invece li tollerate a malapena, bè, bando alla prevenzione e ai pregiudizi, provate ad ascoltare. (Danilo Di Termini)