Disco dopo disco, questo dovrebbe essere il diciottesimo, e concerto dopo concerto (ricordiamo a “quelli che a Genova non c’è mai niente” che Omar Sosa insieme al suo trio è passato dal Festival del Mediterraneo nell’ormai lontano 2003), il pianista cubano si conferma sempre più artista d’altissima levatura, uno dei pochi in grado di partire dalla ricchissima tradizione musicale della sua terra, senza imbalsamarla in nostalgiche cartoline post-Buena Vista. Nel progetto di “Afreecanos” coinvolge oltre venti musicisti di tre continenti (America, Africa, Europa), con l’intento di “dimostrare che siamo figli della stessa Madre”: al jazz il compito di fare da trait d’union tra le varie culture e sonorità, mischiando ritmi ancestrali e Fender Rhodes, lingue e strumenti, in un canto che sa di universo. (Danilo Di Termini)
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