Tra le molte belle sorprese che il Nord dell’Europa ha portato alla scena jazzistica contemporanea nell’ultimo quarto di secolo accogliamo volentieri la giovane pianista di Amburgo Anja Mohr, qui all’esordio con un lavoro in trio esaltante. Nata come cantante gospel, poi passata al pianoforte, la Mohr ha radici forti nella storia del jazz (ogni cosa: dagli standard a Tutu di Miles Davis, mai riletto così, ad Afro Blue di Coltrane), e una sovrana indifferenza per affrontare ogni brano che abbia una linea melodica convincente: qui trovate addirittura un brano dei Toto (!) e, se arrivate in fondo alla ghost track, scoprirete una incredibile versione di Californication dei Red Hot Chili Peppers. Gran tocco ritmico, grande attenzione al silenzio e al respiro della musica, senza algide stucchevolezze, un po’ come faceva Herbie Hancock nei suoi anni d’oro. Ma anche chi frequenta oggi le avventure ai limiti del jazz dell’E.S.T. Trio troverà solidi argomenti. (Guido Festinese)
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