Appena un anno dopo l’uscita di ‘Hark! The Village Wait’, la nuova creatura di Ashley ‘Tiger’ Hutchings si trova nella necessità di sostituire Gay e Terry Woods, diretti verso la carriera solista, e al contempo registrare un nuovo album per sfruttare il momento magico del folk rock inglese e del gruppo stesso.
Il pirotecnico innovatore, già fondatore dei Fairport Convention, prova a contattare Martin Carthy, nome già affermato nell’ambito del folk revival come solista e in duo con Dave Swarbrick. Armato di chitarra elettrica e dell’esperienza pluriennale nell’ambiente, Carthy accetta e porta un contributo significativo a sostegno della nuova edizione del supergruppo. Con lui entra nella formazione il violinista Peter Knight, un musicista rintracciato dal solito, inquieto Hutchings. Per questo disco, più che di folk-rock sarebbe più esatto parlare di folk elettrificato, a cominciare dall’origine del materiale, tutto di provenienza tradizionale e dalla presenza di arrangiamenti vocali a cappella in alcuni brani. Ma la differenza la fanno l’onnipresente e sinuoso basso elettrico del fondatore che non fa rimpiangere l’assenza della batteria, mentre Carthy reinventa il suo innovativo fingerpicking per la Fender nuova di zecca. Tutto ciò senza nulla togliere agli altri musicisti, il bravo Peter Knight, in particolare evidenza negli strumentali e la coppia storica del gruppo, la vocalist Maddy Prior e Tim Hart, che porteranno, tra alterne fortune, gli Steeleye Span fino ai giorni nostri. Fra i brani da segnalare l’iniziale ‘The Blacksmith’, un classico del genere, in una versione ben più essenziale di quella del primo album, e ‘Lovely On The Water’ l’ultimo brano del disco dove si avvertono, nell’intermezzo, nuove sonorità per il futuro del gruppo.
(Fausto Meirana)