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Una scelta coraggiosa, di rottura, dopo un disco, ‘The River’, incentrato sulla potenza della E-Street Band e piuttosto sbilanciato verso la celebrazione di un rock’n’roll muscolare e festoso; si può comunque notare che già in quel disco le malinconiche ‘Stolen Car’ e ‘Wreck On The Highway’, sembravano indicare un punto di partenza verso la scrittura piena di tensione emotiva di ‘Nebraska’. La stessa voce di Springsteen è, nella maggior parte dei brani, mutata in un lamento, empaticamente partecipe del dolore e della durezza dei racconti. L’accompagnamento musicale è semplice, spesso solo un arpeggio di chitarra, condito con poche, efficaci sovraincisioni, giusto quelle consentite dal limitato supporto tecnologico. Questo disco, oltre ad aggiungere al repertorio del rocker del New Jersey alcuni classici che verranno riproposti nelle sue innumerevoli esibizioni live, inaugura le periodiche digressioni acustiche che porteranno nel 1995 a ‘The Ghost Of Tom Joad’ e all’attesissimo ‘Devils And Dust’ in uscita in questi giorni. (Fausto Meirana)